Prima di sottoporsi alle analisi del sangue, è fondamentale prestare attenzione a cosa si assume, specialmente nei giorni che le precedono. L’esattezza degli esiti non dipende solo dal rispetto del digiuno, ma può essere fortemente condizionata dall’uso di integratori alimentari e prodotti erboristici, comunemente utilizzati per rafforzare la salute o migliorare il benessere. Alcune di queste sostanze, anche se considerate naturali e sicure, possono falsare i risultati dei test diagnostici ematici, rendendo complessa l’interpretazione da parte del medico e rischiando di orientare verso valutazioni cliniche scorrette.
Integratori che interferiscono sulle analisi di laboratorio
L’assunzione di integratori è sempre più diffusa, ma pochi sono consapevoli degli effetti che alcune sostanze possono avere sui risultati delle analisi di laboratorio. Un esempio emblematico è quello della biotina (detta anche vitamina B7 o vitamina H), largamente impiegata negli integratori per capelli, pelle e unghie. Dosi elevate di biotina, spesso presenti nei prodotti venduti senza prescrizione, possono alterare numerosi test di laboratorio, in particolare quelli immunometrici. La presenza eccessiva di biotina nel sangue può portare a risultati falsamente elevati o ridotti a seconda della metodologia impiegata, rischiando così di influire su diagnosi importanti come quelle legate a ormoni tiroidei, vitamina D, troponina e molti altri esami biochimici o ormonali. La Società Italiana di Biochimica Clinica ha sottolineato la necessità di informare i pazienti e di sospendere la biotina almeno 72 ore prima di un prelievo ematico.
Ma la biotina non è l’unico integratore potenzialmente problematico. Sono ormai noti effetti interferenti prodotti da estratti di cannella, riso rosso, pompelmo, broccoli, pepe di cayenna, mirtillo, arancia amara e altre sostanze vegetali largamente sfruttate nei supplementi dietetici disponibili in farmacia e parafarmacia. Questi ingredienti possono alterare diversi parametri ematici: ad esempio, il riso rosso può intervenire sui profili lipidici, la cannella e i mirtilli sulla glicemia, mentre il pompelmo può modificare i livelli di alcuni enzimi e favorire reazioni avverse con alcune terapie farmacologiche. Anche sostanze considerate innocue, come vitamina C in elevate dosi, possono condizionare test specifici, ad esempio quelli per l’escrezione urinaria di glucosio, dando falsi risultati.
Perché comunicare sempre ciò che si assume
Spesso si commette l’errore di ritenere che soltanto i farmaci prescritti dal medico meritino di essere dichiarati in fase di anamnesi. In realtà, anche integratori assunti per brevi periodi e prodotti di erboristeria possono essere significativi. I pazienti devono quindi informare sempre il laboratorio e il personale sanitario di ogni prodotto, farmaco o integratore utilizzato nei giorni precedenti al prelievo. La mancata comunicazione può determinare:
- Alterazione dei valori di glicemia, profilo lipidico, ormoni (ad esempio insulina, tiroide, cortisolo)
- Modifiche alla funzione renale valutata tramite creatinina e azotemia
- Variazioni di marcatori cardiaci e infiammatori
- Possibili effetti su esami del fegato, del metabolismo osseo e del ferro
Un altro aspetto poco considerato è che non tutti i laboratori impiegano le stesse metodiche: la sensibilità ai vari interferenti può dunque variare. Questo rende difficile stilare un elenco universale degli esami alterati da specifici supplementi. Tuttavia, il principio generale resta: ogni sostanza estranea all’organismo può potenzialmente influenzare i risultati di uno o più test.
Indicazioni pratiche per la corretta preparazione agli esami
Per ottenere risultati realmente rappresentativi della propria salute, è importante seguire scrupolosamente alcune regole fondamentali:
- Sospendere ogni integratore o prodotto erboristico almeno 2-3 giorni prima del prelievo, salvo diverse indicazioni del medico
- Comunicare esplicitamente al laboratorio ogni tipo di sostanza assunta nelle ultime settimane, inclusi multivitaminici e prodotti di automedicazione
- Rispettare il digiuno richiesto, generalmente di 8-12 ore, ed evitare attività fisica intensa, fumo e consumo di alcol nel giorno antecedente il prelievo
- Informare il laboratorio di particolari condizioni fisiologiche che potrebbero avere impatto sugli esami (menopausa, ciclo mestruale, gravidanza, allattamento)
La stretta collaborazione tra paziente, medico e personale di laboratorio è la strategia più efficace per evitare errori diagnostici e ottenere una fotografia veritiera dello stato di salute. Spesso, infatti, le anomalie rilevate sono attribuibili più a interferenze da sostanze esterne che a veri problemi clinici.
Fattori di confusione spesso sottovalutati
Oltre agli integratori, anche altri elementi possono portare a risultati erronei nelle analisi del sangue. Un esempio è la mancata identificazione corretta del campione, che può portare a gravissimi errori nell’attribuzione degli esiti. Altri fattori rilevanti sono:
- I cambiamenti nella dieta abituale nelle ore o nei giorni precendenti l’esame
- L’assunzione di alcuni alimenti funzionali o superfoods, che contengono fitocomposti attivi
- L’esercizio fisico intenso, che può alterare i livelli di lattati, creatinchinasi (CK), cortisolo e altri enzimi
- Lo stato emotivo e lo stress, che incidono su parametri ormonali e infiammatori
- Eventuali patologie acute, infezioni o condizioni transitorie che modificano il quadro ematico
Per questi motivi, la raccolta di informazioni dettagliate sulle abitudini del paziente, inclusa l’assunzione di prodotti apparentemente innocui, è parte integrante di una diagnosi clinica corretta e affidabile.
In sintesi, molte sostanze reperibili facilmente come integratori nutrizionali, prodotti erboristici e supplementi OTC possono falsificare i risultati delle analisi del sangue. Per garantire la massima affidabilità diagnostica, è indispensabile interrompere la loro assunzione alcuni giorni prima del prelievo e dichiarare sempre tutto ciò che si assume. Solo così si potranno evitare errori e interpretazioni scorrette, preservando la sicurezza della valutazione clinica.